Cos'è Il WEB 3.0

Cos’è il WEB 3.0

Cos'è il WEB 3.0

Cosa si intende per web 3.0? Quando avverrà quella che si preannuncia come una vera e propria rivoluzione di internet?

Il web 3.0. Cos’è? Di cosa si tratta? Esiste già?

Iniziamo questo articolo tranquillizzando da subito complottisti, cospiratori e terrapiattisti… il web 3.0 non è ancora tra noi e non ci sarà chiesto di scegliere se ingoiare una pillola blu o una rossa.

Con web 3.0 viene ipotizzata l’evoluzione di internet come lo conosciamo oggi in un internet non più governato dalle grandi aziende come Google, Meta (ex Facebook), Microsoft ecc.

Come avverrà tutto questo? Sarà qualcosa di reale che accadrà veramente, oppure solo il sogno irrealizzabile di qualche visionario?

Cerchiamo di capire come è stato immaginato il web 3.0.

Un po’ di storia:

La prima versione di internet, se così possiamo definirlo, era uno strumento pensato per pochi e ancora poco strutturato e di conseguenza disorganizzato. Stiamo parlando degli anni che vanno dalla nascita di internet (intesa come rete aperta tutti) cioè dal 1994 fino al 2004 circa. I primi dieci anni di internet sono stati caratterizzati principalmente da siti web statici creati da aziende o singoli appassionati di newsgroup e posta elettronica.

Cos'è il WEB 3.0

La massima espansione di internet in quel periodo storico, che in parte si è conservata fino ad oggi, era rappresentata da siti web di informazione, forum e gruppi di discussione più o meno specializzati.

Il passaggio al web 2.0, lo stesso che utilizziamo noi oggi, è principalmente rappresentato  dall’introduzione di molti servizi che hanno reso internet “dinamico”, mettendo gli utenti in condizione di produrre dei contenuti e caricarli in rete.

Gli esempi classici che ci saltano subito alla mente sono YouTube, Facebook, Twitch e tutti i social presenti in rete, dal più popolare a quello meno conosciuto.

Le piattaforme di social networking offrono solo una struttura e degli strumenti di editing, ma sono formati, composti e creati principalmente dai contenuti che ogni utente produce ogni giorno; i post, le immagini e i video caricati e condivisi.

Il dettaglio che meglio identifica e definisce il web 2.0 è il passaggio dalla semplice consultazione delle risorse web alla centralità dell’utente come content creator, infatti esistono alcune aziende, poche se consideriamo il panorama mondiale, che si sono strutturate in tal senso.

Di conseguenza tutti i contenuti e i dati di traffico del web 2.0 sono centralizzati sui server di queste grandi aziende. Google, Facebook e pochi altri player, detengono il principale controllo sul web.

Il web 2.0 offre nuove opportunità di lavoro, di comunicare, di studiare e di acquisire nuove abilità, permettendo un accesso alle informazioni rapido, globale ed egualitario. Allo stesso tempo sono moltissime le aziende che esistono, vivono e proliferano grazie a internet creando un grande valore commerciale.

Il valore del web 2.0 è rappresentato principalmente dai dati e dalle persone che lo usano. I social network più importanti e numerose applicazioni sono gratis e quando ciò si verifica, significa che il prodotto stesso sono i dati che gli utenti forniscono alla piattaforma. Questo perché le aziende proprietarie del servizio traggono profitto vendendo pubblicità destinata a noi o cedendo a pagamento i nostri dati e contatti ad altre aziende.

Il modello economico del web 2.0 è principalmente quello esposto e per far sì che questo meccanismo funzioni è necessario centralizzare i dati. Tutto deve essere presente sui server dell’azienda che offre questo servizio, ma questa centralità porta ovviamente a rischi di sicurezza e privacy.  Dopotutto sono all’ordine del giorno le notizie di dati rubati e trafugati davanti alle quali l’utente è impotente, poiché se vuole usare internet deve essere disposto ad accettare questa condizione semi implicita.

Quello che tutti possiamo fare è cercare di limitare questo meccanismo proteggendo al meglio le nostre identità e attività online, ma non riusciremo mai a uscire del tutto da questo sistema, salvo scegliere di fare a meno dei vari servizi molti dei quali sono ormai essenziali.

L’intento del web 3.0

Quella descritta sopra è la condizione di partenza dalla quale si articola il concetto di Web 3.0.

La definizione di web 3.0 è decisamente cambiata dalla prima volta in cui è stato coniato il termine. (articolo del 2006 di Jeffrey Zeldman critico verso il Web 2.0)

Oggi l’obiettivo del web 3.0 è eliminare le debolezze del Web 2.0, ovvero garantire la privacy e la sicurezza, eliminando la centralità del sistema e togliendo totalmente potere dalle mani di queste poche ed enormi aziende che possiedono i nostri dati e li utilizzano come merce di scambio.

Il web 3.0 non è stato definito come uno standard, non esistono delle regole, e al momento si tratta di un mix di idee che consentono di capire come potrebbe essere il futuro web 3.0.

Il pensiero preponderante è che la sua evoluzione possa essere basata su qualcosa che esiste già, cioè la blockchain.

L’utilizzo di questa tecnologia blockchain è quasi certo in un possibile futuro web 3.0. L’idea è che non esisteranno più grandi server centrali, ma tutto il necessario per offrire i servizi, le applicazioni e la connettività esisterà grazie agli stessi utilizzatori di questa tecnologia

Proviamo a fare un esempio pratico:

Prendiamo un social network come Facebook. Oggi noi ci colleghiamo a Facebook accendendo al server stesso di Facebook su cui sono presenti tutti i dati. Se questo server va offline, come è già successo in passato, anche recentemente, non potremo accedere al social network.

Un social network in ottica web 3.0 non avrà dei server centrali, ma tutti i dati saranno gestiti da una blockchain, ovvero una rete di computer connessi tra di loro (che saranno gli stessi di chi usa quel social network) e i dati saranno quindi condivisi dalla rete non sono posseduti da un’unica azienda.  Questi dati non saranno presenti su un unico server centrale e lo scambio di dati avverrà in modo crittografato, protetto e immutabile.

Un social network del genere potrebbe esistere senza che nessuna azienda come possa raccogliere i dati e farne ciò che vuole prendete. Questa metodologia potrebbe essere adottata per qualsiasi altra applicazione o servizio utilizzato su internet.

Ovviamente ci sono innumerevoli variabili che andrebbero considerate, quali la governance di questo “controllo democratico” (in mano a tutti coloro che fanno parte della blockchain di quel dato servizio), l’anonimato derivante dall’adesione alla blockchain stessa, la necessità di pc super potenti e tanto altro.

Conclusione

Certamente il concetto del web 3.0 potrebbe essere percepito ancora un po’ astratto.

E’ lecito chiedersi se quello che accadrà sarà di fatto un’evoluzione del web 2.0.

L’opinione condivisa da vari esperti del settore è che quello che accadrà nei prossimi anni sarà molto probabilmente la nascita (e la crescita) del web 3.0 in parallelo al web 2.0 che conosciamo oggi. Nasceranno servizi specifici e in diverse occasioni potrà esserci una sovrapposizione tra web 2.0 e 3.0.

Un esempio pratico potrebbe essere l’incorporamento di alcuni strumenti del web 3.0 in servizi e applicazioni oggi esistenti. Immaginatevi la possibilità di usare un social network attuale classico connettendovi però con un account usato per la gestione del cripto valute, con un wallet, dove agli occhi del social network noi saremo tendenzialmente un’entità crittografata e non un reale persona.

Inoltre, un grosso problema da affrontare risiede nella domanda “cosa faranno i grossi player del web 2.0?” Difficilmente resteranno a guardare la crescita di un web non gestito da loro, con conseguente perdita di potere e profitti.

Le società che opereranno nel WEB 3.0 probabilmente saranno le stesse di oggi; quello che non guadagneranno con la pubblicità, lo ricaveranno dalla gestione degli “asset” dei singoli (ad esempio NFT e trasferimento delle Cryptovalute)

Di fatto, il web 3.0 per come immaginato ora è basato su strumenti informaticamente molto complessi e alla portata di pochi. Un passaggio alla blockchain, e tutto quel che ne consegue potrà esistere, ma solo in un futuro prossimo.

Autore: Dott. Simone Maculotti